Sperimentare il corpo: i 4 elementi

Sperimentare il corpo. I 4 elementi

Sarah Giannini

 

Secondo la tradizione yogica, il corpo fisico composto di ossa, muscoli, tessuti e nutrimento - Annamayakosha - è solo un primo livello di esperienza corporea. La Taittiriya Upanishad elenca altri quattro Kosha, involucri sempre meno grossolani, sempre più sottili  che, in ordine di rarefazione sono Pranamayakosha (energia), Manomayakosha (mente), Vijnanmayakosha (coscienza), Anandamayakosha (beatitudine).  

Qual è il significato di questa classificazione? Possibile che esistano 5 corpi? Sta a vedere che ognuno necessita di un suo medico di base. Questo complicherebbe orrendamente le cose. E’ forse utile considerare la descrizione dei Kosha, non tanto come un’ingenua spiegazione concettuale dalle implicazioni balenghe, ma come un’indicazione di pratica. A livello esperienziale smette di essere una teoria ingenua e diventa un raffinato strumento di indagine del corpo. 

Che esperienza abbiamo del corpo? Possiamo vederlo. Possiamo toccarlo. Possiamo pensarlo, criticarlo e giudicarlo e, per lo più ci limitiamo a fare questo (che doloroso spreco di possibilità!). Lo Yoga ci invita invece a sentirlo, in tutte le sue stratificazioni. A decifrare il suo linguaggio che non è fatto di immagini o pensieri, ma di sensazioni. Alcune grossolane: pesante, leggero, duro, morbido, caldo, freddo. Altre più sottili e sono le sensazioni energetiche: vibrazioni, formicolii, leggeri intorpidimenti, pulsazioni, fluidità. Sì, ma come possiamo sentire il corpo di energia, mente, coscienza e beatitudine, se ci ricordiamo di avere la schiena solo quando è sciabolata dal colpo della strega? Come si fa, in pratica? 

I quattro elementi, Terra Acqua Fuoco e Aria ci forniscono un punto di riferimento preciso, semplice e immediato per dare un colore all’esperienza del campo energetico corpo, per conoscere e sviluppare familiarità con il corpo di energia. 

E’ terra tutto ciò che non si disfa al contatto. Che ha massa, che si estende, che pesa. Ciò che è solido, a volte rigido, a volte saldo. Le ossa sono grossolanamente terra. La sensazione di stabilità è sottilmente terra. 

L’acqua è fluidità e coesione. Non può essere separata, non ha contorni. Può essere sperimentata nel corpo come un tutt’uno, un fluire continuo. Sapremmo dire, a occhi chiusi, dove finisce il piede e inizia la caviglia? O è un indistinto, plastico passaggio di sensazioni mutevoli? Questa assenza di confini è il riferimento per l’elemento acqua.

Il fuoco è calore (o assenza di calore), vitalità, luce, irraggiamento. A livello sottile, energetico è una sensazione di chiarezza. E’ l’insorgere brillante di un’intuizione, è un accendersi, un salire verso l’alto. E’ anche ciò che consuma: il fuoco digestivo, il fuoco della passione, il divampare della rabbia.

E’ aria tutto ciò che esercita una pressione, che preme, che spinge, che muove. Viene sperimentata nel gonfiarsi e recedere di torace e addome nel respiro, ma anche in una mente ondivaga, senza direzione, sbatacchiata, irrequieta. Troppa aria dà la sensazione di scoppiare, di esplodere. Poca aria genera immobilità stagnate.   

Accostarsi al corpo in termini di elementi, di qualità di base che costituiscono la materia, trasforma la pratica e accresce la comprensione. La nostra nozione consueta dell’oggetto corpo svanisce completamente, cambia il livello di percezione e il livello di realtà. Ci spostiamo dal mondo dei concetti per atterrare nel mondo dell’esperienza. Non esiste una sensazione “polpaccio” o “pancia”. Questi sono nomi, concetti che zampillano giudizi a raffica: è troppo grassa questa pancia, non è tonica, non entro più nei jeans, devo smetterla di mangiare le patatine del sacchetto, non troverò mai un fidanzato, che schifo di vita. Questo non ha nulla a che vedere con l’esperienza della pancia. Che potrebbe essere: c’è una sensazione di espansione, c’è del rilassamento, ma anche c’è tensione, qualcosa di contratto, qualcosa di rigido. Ma con la rigidità si può stare. Ah, è l’elemento Terra. L’elemento Terra è così. Non contiene niente. La rigidità è solo rigidità. Non è “che schifo di vita”, vi pare?

Basta fare una passeggiata per esplorare il corpo attraverso la danza degli elementi: quando solleviamo un piede, cosa sentiamo mentre solleviamo? Potremmo sentire la sensazione di leggerezza, un alleggerimento che consente al piede di sollevarsi. Se il piede fosse molto molto pesante, non potremmo sollevarlo. Questo è l’elemento Fuoco. Spingere avanti il piede nel passo, sentire la pressione e il movimento è l’elemento Aria. Posare il piede a terra, sentire il terreno duro, che resiste e ci sostiene è l’elemento Terra. Dal concetto di piede e di gamba, all’esperienza diretta di pressione, leggerezza, peso.  

Cominciamo così a partecipare della vita del nostro corpo e, invece di esigere che ci dia questo o quello, ci dedichiamo a conoscerlo. Il corpo torna a essere quello che è per natura: un insieme di elementi mutevoli in armonia. Che sia questa la beatitudine?

claudio bissoli