Il Bateson meditante?
Le letture sulla meditazione e le pratiche di consapevolezza legate alla mindfulness mi riportano con la memoria alle letture universitarie, che divoravo, legate alle teorie di Gregory Bateson (1984 Mente e natura, un'unità necessaria, 1977 Verso un'ecologia della mente, 1976 La matrice sociale della psichiatria, Bologna). Mi ritrovo a costruire narrazioni e unità tra i frammenti di quell’epoca e la ricerca sulle radici e il significato della consapevolezza e dell’infinito universo della meditazione, che accompagna il mio presente. Pensieri a macchia di leopardo che provo a delineare. Ragionare di mindfulness significa avere una visione ecologica dell’essere umano, occuparsi di mindfulness è portare attenzione e cura all’ambiente. Il dispiegarsi dell’esperienza dell’esistenza include fenomeni complessi riducibili a frammenti più razionali e discorsivi (la mente cognitiva) e a parti più nascoste ma non per questo meno pregnanti (la consapevolezza, la coscienza, l’intelligenza intuitiva). Il tutto è maggiore della somma delle singole parti e per comprendere l’esperienza dell’essere è necessario osservare il legame del suo divenire nel contesto ambientale e quindi relazionale. La mindfulness è questo: è aprirsi ad uno stretto legame con l’altro e con l’ambiente in cui viviamo e agiamo fatto di relazioni e di momenti che si sommano. Non è possibile o almeno noi lo riteniamo riduttivo, discutere di mindfulness senza considerare la Comunità, in tutte le sue sfaccettature. Una Comunità fatta di individui, organizzazioni, società. Una Comunità fatta di fiori. alberi, montagne, mammiferi: ambiente.
L’uomo, la società e l’ecosistema rappresentano un unità complessa in relazione. La realtà è l’interrelazione tra diversi aggregati che, seppur nella loro specificità, rispondono a legami e relazioni comuni, alle quali l’unità mente-corpo e quindi la mente e nella mente la consapevolezza, non si possono sottrarre. Anzi, ogni sottrazione, ogni riduzionismo, produce un piccolo scollamento che ha un effetto sulla crisi dell’uomo con il suo ambiente, un disorientamento e un dolore nell’esperienza individuale.
L’uomo, sostiene infatti Bateson, commette l’errore di pensare in modo finalizzato e trascura la natura sistemica del mondo. La coscienza, quella posticcia a cui ci hanno abituati a prestare attenzione, organizzata in termini di finalità, di obiettivi, non coglie più quella necessaria saggezza quale conoscenza del più vasto sistema interattivo che fa comprendere che pensare per raggiungere un fine, da parte della coscienza, è uno sbaglio. Qui forse Bateson sembra parlarci di una coscienza razionale, cognitiva, di una mente discorsiva che produce problemi, piani e soluzioni.
E’ il concetto di aver perso la necessaria saggezza il tema che più ci appartiene e ci sta a cuore: la consapevolezza, il suo sorgere, può e deve avere spazio nel progetto evolutivo dell’uomo. La consapevolezza da equilibrio e significato ad una mente razionale che, in mancanza di consapevolezza, perde la rotta, si frammenta e va a sbattere. Due parti che si bilancino che si aiutano che lavorano in sinergia. Solo in questo modo sarà possibile riacquistare una coscienza umana fatta di una visione sistemica o, termine più vicino al tema mindfulness, una chiara visione che osserva e conosce il tutto senza ridurre o semplificare. Una coscienza che ritrova saggezza, che alberga nella nostra quotidianità e fa pace con l’ecosistema a cui appartiene, a cui apparteniamo.
Non sappiamo se Bateson avesse avuto esperienze di meditazione o avesse approfondito la psicologia Buddhista, il fatto è che possiamo ritrovare nei suoi temi molti punti di contatto e sviluppi concettuali in relazione ai percorsi di consapevolezza proposti dalle/nelle pratiche meditative.
Il punto nodale, o almeno uno dei tanti, è cogliere il superamento di una mente razionale e finalistica e far sorgere la volontà di pervenire ad una saggezza (presenza mentale?) che, certamente, è vicina all’atteggiamento etico e di ricerca del Buddhismo. Saggezza che, come dice lo stesso Bateson, è luce.
Parafrasando una sua affermazione: come insegnanti di Mindfulness, abbiamo un dovere (…) far luce in noi stessi (…) e cercare di far luce negli altri (…) aiutarli e rinforzarli in tutto ciò che di saggio vi sia in loro…(chiara visione)
Il concetto di mindfulness come elemento di unione con la comunità, riscoprirsi e percorrere con passi gentili e stabili, il sentiero dell’esperienza.